
COLESTEROLO BUONO O CATTIVO? FORNIAMO LA GIUSTA INTERPRETAZIONE
01/07/2025Una breve riflessione critica su uno strumento potente, ma da usare con consapevolezza.
Negli ultimi anni il digiuno intermittente, e in particolare il protocollo 16:8, è diventato uno dei metodi più discussi e praticati per migliorare salute, composizione corporea e benessere generale.
Ma come per molti strumenti validi, il suo successo ha portato anche a un uso distorto, spesso cronicizzato e competitivo, che può generare effetti contrari a quelli desiderati.
RIPETITA IUVANT: Cos’è il Digiuno Intermittente 16:8?
Il protocollo 16:8 prevede una finestra alimentare di 8 ore e un digiuno di 16 ore.
Il suo funzionamento si basa su meccanismi fisiologici ben documentati:
- Riduzione dell’insulina e miglioramento della sensibilità insulinica.
- Attivazione dell’autofagia cellulare.
- Alleggerimento del carico digestivo, con possibile miglioramento epatodigestivo.
- Maggiore sostenibilità calorica, utile in contesti di perdita di peso o reset metabolico.
I VANTAGGI DEL DIGIUNO BEN GESTITO, IN BREVE
Se inserito in un contesto alimentare corretto, senza eccessi e con equilibrio, il 16:8 può aiutare a:
- Ridurre l’infiammazione sistemica legata a una dieta ipercalorica, ricca di zuccheri e grassi ossidati.
- Recuperare energia grazie a una migliorata efficienza mitocondriale.
- Ridurre il desiderio compulsivo di cibo, una volta stabilizzato l’equilibrio glicemico.
I PROBLEMI DELLA CRONICA ESASPERAZIONE
Tuttavia, negli ultimi anni si è assistito a una deriva preoccupante:
Digiunare sempre di più, sempre più spesso, come se il digiuno fosse una gara.
Molti hanno trasformato il digiuno intermittente in una prassi cronica quotidiana, spingendosi anche oltre le 18–20 ore, spesso senza considerare contesto, costituzione, fabbisogni, stile di vita e obiettivi reali.
Tra gli effetti negativi osservabili in questi casi, abbiamo:
- Abbuffate serali o notturne che sovraccaricano il fegato e alterano il ritmo circadiano.
- Compensazioni psicologiche e fisiologiche (craving, irritabilità, binge eating).
- Riduzione del metabolismo basale (fino a stasi metabolica) dopo periodi prolungati di restrizione calorica.
- Per alcune persone, aumento di peso nel medio-lungo termine, legato a disregolazioni ormonali (leptina, grelina, cortisolo).
Alcuni studi scientifici, che citerò in calce, supportano questa osservazione: - Il primo ha evidenziato come il digiuno prolungato senza controllo possa portare a ipercompensazioni caloriche e alterazioni nel comportamento alimentare [1].
- L’altro sottolinea l’importanza della personalizzazione e della variazione ciclica del digiuno (ndr: praticamente il mio metodo di lavoro) per evitare adattamenti metabolici dannosi [2].
IL DIGIUNO COME STRUMENTO, NON COME REGOLA
Il digiuno intermittente dovrebbe essere un’opzione, non un dogma. Un alleato utile se:
- Integrato in uno stile di vita attivo e consapevole.
- Alternato a fasi di alimentazione normale, senza rigidità.
- Accompagnato da un monitoraggio professionale, almeno nei primi mesi.
CONCLUSIONE
Il 16:8 è uno strumento validissimo, capace di portare notevoli benefici se ben utilizzato. Ma come ogni pratica, va dosato, adattato e integrato, non idolatrato né estremizzato.
Il rischio di trasformarlo in una trappola metabolica o comportamentale è concreto, e l’unica vera soluzione è tornare al buon senso e alla personalizzazione.
ALCUNE FONTI
[1] https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32986097/
[2] https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/26374764/