L’uso diffuso della plastica determina l’inevitabile esposizione umana ai suoi sottoprodotti, tra cui le microplastiche che entrano inesorabilmente nell’organismo per ingestione, inalazione e contatto cutaneo.
Una volta entrate in circolo, possono attraversare le membrane cellulari e traslocare in diversi siti del corpo, innescando meccanismi cellulari specifici.
Il danno alla salute causato dall’accumulo di questi materiali è di primaria importanza, come confermato da numerosi studi che riportano evidenti effetti tossici in vari modelli animali, organismi marini e linee cellulari umane.
In questo studio pilota prospettico monocentrico (Microplastics Found in Human Breast Milk, Carolyn Crist, October 10, 2022) i campioni di latte materno umano raccolti da 34 donne sono stati analizzati mediante microspettroscopia Raman e, per la prima volta, è stata riscontrata una contaminazione da plastica in 26 dei 34 campioni.
Le microparticelle rilevate sono state classificate in base a forma, colore, dimensioni e composizione chimica. Quelle più abbondanti erano composte da polietilene, cloruro di polivinile e polipropilene, con dimensioni comprese tra 2 e 12 µm.
I dati relativi sono stati analizzati statisticamente in relazione ai dati specifici dei pazienti (età, uso di prodotti per l’igiene personale contenenti composti plastici e consumo di pesce/molluschi, bevande e alimenti in confezioni di plastica), ma non è stata trovata alcuna relazione significativa, suggerendo che la presenza ubiquitaria di materie plastiche rende inevitabile l’esposizione umana.