Molte volte mi capita di vedere amici e/o conoscenti che si approcciano al mondo vegan per “etica morale” senza sapere minimamente come inserirsi ne tanto meno a cosa vanno incontro.
Inizio con il dire che ci sono molte persone che avvicinandosi al vegan, di primo impatto si sentono bene, più leggere, migliora la motilità intestinale, riducono un apparente affaticamento digestivo che accusavano in precedenza, dormono meglio, ecc..
Queste sono delle sensazioni apparenti e provvisorie che caratterizzano le persone che necessiterebbero di mantenere un ph basico per stare in salute (sensibili a ipocloridria o reflusso gastroesofageo, ecc). APPARENTI E PROVVISORIE. Niente di più.
Specialmente se il tuo approccio vegan costituisce nell’evitare proteine e derivati a favore di cereali, farine processate (anche un abuso di farine alternative senza glutine, come usanza attuale da parte della medicina “alternativa”) e legumi a non finire, senza colmare in alcun modo la carenza di proteine biodisponibili ad alto valore biologico. Qui mi fermo.
Per quanto riguarda lo stile paleo, come sapete tutti, io sono uno dei più grandi ed accaniti (rompicoglioni) portavoce italiani. Però, c’è un però.
Anche qui gli approcci vanno verificati, in quanto molte persone dopo un periodo paleo accusano dei malesseri (non sto parlando di semplici reset metabolici o microbiotici) che portano a dolori addominali, scariche diarroiche, mal di testa ed eruzioni cutanee aggressive.
L’approccio anche in questo caso va contemplato, in quanto si scopre che la persona identifica la dieta ancestrale come “proteica” ed inizia a mangiare anche 3 kg di carne al giorno (processata, acquistata al supermercato) alternata a bresaola in scatola ricca di conservanti, verdura in busta consumata quotidianamente, tonno in scatola e altri pesci di grosse taglie (contaminati di mercurio), frutta confezionata e magari abuso di prodotti (sempre paleo) provenienti dall’altra parte del globo con climi completamente contrastanti.
LA soluzione?
Cibarsi di prodotti reperibili in natura, in risonanza con il territorio in cui la persona è nata o attualmente risiede da anni. Carni allevate al pascolo con alimentazione priva di cereali ricchi di omega6 pro-infiammatori, ma ad alto contenuto di omega 3, vitamina K2 e CLA (acido linoleico coniugato) ovvero un acido grasso molto importante per l’organismo che spesso viene integrato per l’equilibrio del peso. Pesce selvaggio anch’esso ad alta concentrazione di omega3 (con preferibilità a quelli di piccola taglia). Frutta e ortaggi del contadino vicino a casa, tuberi, miele regionale, frutta a guscio nei periodi freddi, uova da galline razzolanti, felici.
Questo è tutto ciò che serve per vivere serenamente a contatto con madre terra.
Non fatevi influenzare dai luoghi comuni. Cercate piuttosto di riscoprire la vera essere del sistema uomo, la felicità, la spensieratezza ed i flussi positivi. Tenetevi su di tono. Ora soprattutto, più di altri momenti, ne abbiamo davvero bisogno.