OGM è una sigla che sta per “organismi geneticamente modificati” (chiamati anche organismi transgenici).
Si tratta di animali o piante modificati nei loro geni, per avere caratteristiche nuove. Ad esempio esiste una soia modificata geneticamente in modo che resista a un diserbante. Esiste anche un maiale modificato geneticamente per avere organi adatti a essere trapiantati sull’uomo. E così via.
All’interno di ogni cellula esiste un nucleo che contiene un lunghissimo filamento arrotolato su se stesso: il Dna, una sigla che sta per Acido Desossiribonucleico.
Si tratta di una molecola composta da atomi. Il Dna contiene delle istruzioni che danno origine ad altri composti chimici (le proteine), che l’organismo usa per il suo funzionamento. Ogni specie vivente ha un suo proprio Dna.
Il Dna è suddiviso in parti specifiche, chiamate geni. Ogni gene determina una caratteristica dell’organismo, per esempio il colore degli occhi, la resistenza al freddo eccetera. Sono proprio alcuni geni che vengono aggiunti a un organismo vivente per dare origine a un Ogm: sono cioè aggiunti geni estranei a quelli propri di una specie. I geni estranei di solito sono prelevati da altri organismi viventi. Per esempio nelle patate transgeniche è aggiunto un gene prelevato dal bucaneve. Nella soia transgenica sono aggiunti tre geni, uno dei quali è prelevato da un batterio. Un gene è una molecola enorme, migliaia di volte più grande delle molecole oggetto della chimica, come possono essere l’alcool o il bicarbonato. Ha perciò delle caratteristiche in più rispetto a quelle degli atomi che lo formano. Per illustrare tale concetto facciamo l’esempio di una proteina: molecola molto grande, ma più piccola di un gene. Essa ha delle proprietà che derivano non solo dalla successione degli atomi, ma anche dalla loro disposizione nello spazio e ancora dal ripiegamento su se stessa della catena di atomi. Lo stesso avviene per i geni.
La funzione di gran parte del Dna è ancora sconosciuta.
In particolare è sconosciuto il rapporto fra le singole sue parti e anche il rapporto di ogni parte con l’intera molecola. Pertanto è molto rischioso modificare il Dna introducendo un gene, perché non si sa che cosa questo possa provocare. È possibile che provochi l’attivazione di un altro gene con produzione di sostanze indesiderate (fenomeni allergici sull’uomo).
Si chiamano biotecnologie tutte le tecniche microbiologiche che utilizzano organismi viventi per produzioni industriali. Per esempio tutte le tecniche di fermentazione per produrre vini, pane, formaggio, yogurt, birra, eccetera (insomma, i nuovi alimenti!) sono biotecnologie.
Negli ultimi decenni l’ingegneria genetica è entrata a far parte delle biotecnologie.
L’ingegneria genetica, come già detto, modifica la configurazione ed il numero dei geni di una specie, introducendo geni estranei prelevati da altre specie. Essa riesce a identificare e isolare un gene in una lunga catena di Dna. Riesce anche a sezionare, con una certa precisione, quella parte e a inserirla nel Dna di un’altra specie. La tecnica è debole in un punto: non riesce a inserire un gene in un sito prestabilito del Dna ricevente, lo inserisce a caso.
L’ingegneria genetica è diventata tanto importante che, pur essendo soltanto una delle biotecnologie, ha finito col diventare sinonimo di biotecnologia.
La tecnica per produrre gli Ogm prende il nome di ingegneria perché si immagina la sequenza dei geni come la successione di parti in una macchina, che si possono smontare e rimontare a piacere. Così si può aggiungere un pezzo nuovo per migliorarne le prestazioni, e anche si può smontare una parte difettosa e sostituirla con una che funziona correttamente (come con i ricambi d’auto). Geni come parti meccaniche. Di conseguenza si finisce per chiamare ingegneri quei biologi che operano questi smontaggi e rimontaggi di geni.
Tale visione è molto ingenua: infatti i geni non sono tenuti insieme da viti, ma da legami chimici. Ogni gene a sua volta influenza gli altri non solo con i suoi legami finale ed iniziale, ma con la complessità degli elettroni che lo costituiscono. Un gene non è un pezzo inerte di materiale, ma interagisce con quanto gli sta intorno.
L’ingegneria genetica è molto lontana dalla precisione che la parola “ingegneria” lascia supporre, quindi molto lontana dal poter dare sicurezze.
Il problema maggiore riguardante gli Ogm è quello che concerne gli alimenti.
Tutti gli alimenti a base di soia e mais presenti sul mercato possono contenere prodotti derivati da organismi geneticamente modificati, perché la Comunità Europea ha ammesso la commercializzazione (in pratica l’importazione dagli Usa) di tali Ogm. I derivati della soia (farina, olio, lecitina, ecc.) e del mais possono essere contenuti in numerosi prodotti alimentari industriali (si pensi per esempio alle merendine per bambini), con obbligo di etichettatura se contengono più dello 0.9% di prodotto ogm (ma dell’ogm devono contenere dna o proteine, altrimenti non c’è obbligo, quindi l’olio di soia non ha obbligo di etichettatura).
Fanno eccezione i prodotti biologici, che sono i più controllati prodotti alimentari. L’agricoltura cosi detta biologica ha bandito ogni uso di Ogm nella sua produzione. Attualmente il consumatore è sicuro solo se consuma prodotti biologici certificati, secondo le norme europee ( Reg. Ce 834/07 e Reg. Ce 889/08). Anche per i prodotti bio però vale la presenza accidentale fino allo 0,9%, se i produttori hanno fatto tutto il possibile per evitarlo, secondo la normativa bio.
Rimane da dire, però, che il concetto di agricoltura per noi è ben lontano da una realtà salutista se si parla di cereali o altri alimenti introdotti 10-12.000 anni fa
Il nostro Dna non è cambiato dopo la rivoluzione agricola ed è rimasto pressochè stabile negli ultimi 50.000 anni, cioè è un Dna che si è formato e stabilizzato nel paleolitico. L’adattamento agli alimenti moderni è quasi nullo.
i fitati dei cereali impediscono l’assorbimento di zinco e rame che difendono da malattie infettive e tumorali.
Per la salute è importante il rapporto fra proteine e carboidrati: se i carboidrati sono in eccesso, si sviluppa resistenza insulinica e infiammazione sistemica.